Nessuno ha la soluzione, ma tutti siamo esperti e ciascuno ha un contributo da portare.
Questo è l’input iniziale dato ai partecipanti di un incontro O.S.T. Il messaggio è chiaro: “non aspettatevi il solito incontro con l’esperto o soluzioni preconfezionate, chi può fare la differenza oggi siete solo voi!”
L’O.S.T. (Open Space Technology) è una modalità organizzativa e di lavoro per incontri con un grande gruppo di persone che si trovano ad affrontare un problema complesso per cui nessuno ha già una soluzione pronta ed efficace. Attraverso questo metodo innovativo e creativo, ideato negli anni ’80 da Harrison Owen, si cerca di valorizzare la passione, la motivazione, la responsabilità e i contributi che ogni singolo partecipante può portare per generare, creare e ideare possibili soluzioni. Sono proprio
i partecipanti, guidati da un facilitatore, a costruire il programma di lavoro dell’incontro, gestire i singoli lavori in sottogruppo e preparare i resoconti finali di ciò che è stato prodotto.
I 4 principi e l’unica legge su cui si basa tale metodo vanno a promuovere una libertà auto-organizzativa dei partecipanti e il concetto di empowerment (fare emergere le competenze dai partecipanti stessi per generare cambiamenti che migliorino l’adattamento al contesto di vita).
L’intento del sottoscritto in veste di facilitatore (con il prezioso aiuto di un’insegnante) è stato quello di sperimentare questo metodo d’incontro con genitori e docenti dell’Istituto Comprensivo di Pegognaga, sul tema complesso dell’uso delle nuove tecnologie e della rete (smartphone, internet, social,…): come ci rapportiamo noi adulti con esse? Come ci rapportiamo con i nostri figli/studenti rispetto all’uso che ne fanno? Come proteggere, sostenere, regolare? Come essere modelli e propositivi?
Questi e tanti altri sono stati gli interrogativi emersi che hanno portato i partecipanti a individuare temi specifici da trattare nei lavori a piccoli gruppi. Quest’ultimi si sono formati autonomamente sulla base dell’interesse di ogni partecipante e sulla base dei contributi che ciascuno riteneva di dare. Tutti erano liberi di stare nel confronto di gruppo come e quanto ritenevano di stare. Si è raccolto, infine, non solo possibili azioni-interventi da approfondire e strutturare ulteriormente, ma anche ostacoli e bisogni che gli adulti incontrano e che richiedono attenzioni, nonché ulteriori idee per superarli e soddisfarli.
Infatti, i processi che attraverso questa modalità si sono voluti attivare sono stati quelli di:
1) far emergere soluzioni innovative;
2) creare un dialogo di scambio tra adulti per condividere strumenti e risorse(sempre meno presente ai giorni nostri);
3) creare uno spazio e un tempo dove trovare sostegno reciproco.