IMG_2268 2.jpgSara è un’amica, ha 43 anni ed è una fan sfegatata di Elisa.
Al ritorno da un concerto della cantante italiana mi telefona per raccontarmi ogni dettaglio dell’esperienza che ha vissuto. La scenografia del palco, la scaletta delle canzoni, la bellezza della sua voce, la folla che aveva riempito il palazzetto, lei che dalla tribuna era scesa fino ad arrivare sotto il palco perché non poteva vivere quell’emozione così a distanza. La sua voce pimpante e sognante nel raccontare tutto questo, mi dava l’idea di una bambina che avesse appena scoperto qualcosa di sensazionale. Ad un certo punto mi dice che Elisa sa fare delle cose con la voce che riesce solo lei al mondo ed io mi permetto di controbattere d’istinto: «eh va, esagerata, solo lei non ci credo!». Sara, molto rapidamente e con la stessa tonalità di voce, mi risponde: «si, si… ora stai zitto!» e continua come nulla fosse nel suo racconto. Aveva ragione. Dovevo stare zitto. Non avevo il permesso di interrompere il suo entusiasmo. Non abbiamo il permesso di smontare i sogni di una bambina.
Quel «si si, stai zitto!» ha generato in me non risentimento, ma silenzio e riflessioni.

Mi è parso di cogliere che la sua ammirazione per la cantante non fosse legata solo alle sue doti canore sopraelevate, alla magia della sua musica o alla poesia dei suoi testi, ma ad uno status raggiunto che la cantante rappresenta ai suoi occhi. Ho pensato che forse è legata a quel potere che ha Elisa di ammaliare le persone con le sue canzoni, di dirigere una band e stare su un palco guidando una folla. Poi ho pensato a Sara come donna ed è una donna che ha anche lei il suo potere (inteso come capacità di amministrare, decidere, guidare, scegliere,…). Sara è punto di riferimento nei suoi vari ruoli di moglie, mamma, professionista, collega, amica, … donna.

Allora mi sono chiesto nuovamente cosa rappresentasse Elisa per lei? Doveva esserci un senso più profondo, più sottile, impercettibile ai soli occhi o alle sole orecchie. Sono giunto, forse sbagliando, a vedere Elisa come quella donna che ha avuto il potere di concretizzare la sua aspirazione più alta e più desiderata. Il potere di cantare dei suoi sogni, al di là del potere che oggi detiene. “Elisa” rappresenta forse non solo un sogno realizzato che aveva Sara, ma quell’ideale più alto di sé nato in tenera età.

Forse Sara, quando era ancora piccina e tutti la chiamavano Sarina, saltellando per casa, al parco con le amiche e tra i banchi di scuola canticchiava con la sua voce pimpante e sognante al mondo.
Cos’è successo dopo? Forse qualcuno gli ha detto che quella non era la strada giusta per diventare “Sara”, per diventare donna. A quel punto, se prima Sarina cantava nel mondo, poi ha iniziato a cantare nella sua cameretta e ai falò con il gruppo parrocchiale. Crescendo ha dovuto mollare anche quei momenti in parrocchia e le rimaneva solo la sua cameretta per dar voce al suo sogno. Probabilmente, verso fine adolescenza neppure la sua cameretta era più luogo adatto e si è rilegata a cantare nel box doccia.

Del resto i sogni muoiono proprio così, rilegandoli in luoghi sempre più piccoli dove non hanno aria per vivere, per crescere e alla fine evaporano con l’acqua bollente in un box doccia.

Questo mi porta anche a pensare che quella mano pesante di un uomo sul volto di una donna, non sia altro che figlia di papà Società e mamma Cultura che ti dicono come diventare “Sara” e rilegano la tua “Sarina” in un box doccia!

Sara ha iniziato da alcuni mesi un corso di canto e probabilmente a fine anno avrà un saggio da fare con ragazzi e ragazze che hanno l’età dei suoi figli. Qualcuno forse starà pensando che una donna di 43 anni con tutto quello che deve gestire poteva anche evitare di prendersi un altro impegno. Forse tra questi c’è anche qualcuno che d’istinto ha detto: «ridicola!».
Io penso che la cosa più bella che ha fatto Sara sia essere andata in quella cameretta, aver preso per mano Sarina e averle detto: «adesso diventiamo Elisa!».e08692f384fe49b6eaf13c68d6f735d4

D’altronde, per inseguire quell’ideale di sé e per realizzare i nostri sogni, non possiamo dimenticarci in una cameretta quella bambina o quel bambino che aveva avuto il coraggio di sognarli!

Quando Sara mi ha chiamato per raccontarmi del corso di canto, ha concluso dicendomi con la sua voce pimpante e sognante: «poi un giorno andrò a fare la corista di Elisa!». Io, che non riesco proprio a stare zitto, le ho detto: «dai grandissima! Ma sai che bello andare in tour, cantare e girare il mondo?!».
E se qualcuno mi dovesse dire: «Alessandro, la stai illudendo! Ma secondo te andrà davvero a fare la corista?!»; Sara, Sarina ed Elisa mi hanno insegnato a rispondere: «si, si… ora state zitti!».